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Per Aspera Ad Veritatem n.24
Politica a memoria d’uomo

Paolo Emilio Taviani - Società editrice il Mulino, Bologna, 2002



Paolo Emilio Taviani è stato indubbiamente uno degli uomini politici di maggior rilievo nella storia del nostro Paese. A lui va riconosciuto un ruolo da protagonista nei principali avvenimenti che hanno segnato l’Italia a partire dai primi decenni del secolo ventesimo.
“Politica a memoria d’uomo”, pubblicato dopo la sua scomparsa, nel giugno del 2001, costituisce la testimonianza postuma dello statista sugli eventi storici che vanno dalla nascita della Repubblica italiana a quella dell’Unione Europea, compreso il difficile e lungo periodo della contrapposizione tra blocchi nella guerra fredda.
Attraverso notazioni anche di carattere personale, che muovono dalla sua esperienza di partigiano in Liguria, Taviani narra della sua lunga, impegnativa e difficile, quando non dissonante, militanza nella Democrazia Cristiana. Le molteplici esperienze di governo, in un periodo storico di grande complessità quale quello della guerra fredda, sono l’osservatorio privilegiato anche per considerazioni su accadimenti più recenti, parte dei quali ancora in attesa di una rilettura storica, quali, ad esempio, la morte di Enrico Mattei, la strage di Piazza Fontana a Milano e di Piazza della Loggia a Brescia, Ustica e Stay Behind, passando per Tangentopoli.
Particolare menzione meritano le descrizioni di incontri, ufficiali e non, e il racconto del vissuto quotidiano con personalità di alto rilievo, da De Gasperi a Monnet, fatto di osservazioni originali e umane, che in alcuni casi ne fanno piccoli e graziosi cammei, come quelli contenuti nella parte finale del libro, istantanee.
Oggetto di riflessioni sono anche le scelte di politica estera adottate dai diversi governi italiani succedutisi nell’arco degli ultimi cinquanta anni. Proprio questo aspetto della politica nazionale viene in più di un’occasione evidenziato e illustrato come determinante della storia del nostro Paese. Fin dai tempi della Resistenza, se è vero che il motivo di fondo che spezzò l’unità della Resistenza fu la politica estera.
D’altro canto, sono le parole dell’Autore, la chiave di lettura della storia italiana dalla primavera del 1947 al 1989 sta nella doppia politica estera, a suo avviso sempre divisa tra la fedeltà al Patto Atlantico da parte della maggioranza democratica e il legame con il blocco sovietico, sia di tipo politico che finanziario, da parte di una forte e vivace opposizione organizzata con il regolare finanziamento, fino al 1974, dello Stato sovietico.
Spicca perché coraggiosa, quanto esplicita, la posizione fortemente critica delle scelte adottate dalla Democrazia Cristiana rispetto ai cd. anni di piombo e nei confronti di quella che definisce la strategia degli opposti estremismi, quello delle Brigate Rosse da una parte e quello del variegato mondo dell’estrema destra dall’altra. Posizione che può riassumersi in queste brevi ma incisive e chiarissime affermazioni: i miei amici credettero che bilanciandosi fra destra e sinistra la DC avrebbe consolidato il dominio al centro dell’elettorato. ... La strategia degli opposti estremismi avrebbe dovuto costituire il pilastro della forza elettorale democristiana, ne fu invece il batterio che lo corrose: prolungò gli anni di piombo, logorò le istituzioni, distrusse la DC.
Nello svolgersi di questo racconto, corposo e denso di fatti, il Lettore viene condotto da un testimone di tutto rispetto, che ha avuto la possibilità non solo di viverli “dall’interno”, ma spesso di determinarne il corso.
Tuttavia il Sen. Taviani non sembra aver adottato, nella stesura del testo, l’ottica dello storico, anche perché alcuni eventi mal si presterebbero ad una simile chiave di lettura se non altro per ragioni di carattere temporale, bensì proprio quella del testimone, di colui che si è trovato al centro della storia ed ora, al termine della sua vicenda personale ed umana, prima ancora che politica, vuole offrire al Paese un suo ulteriore contributo.
Non è dunque un caso che questo libro sia stato scritto anche con il frequente ricorso a pagine del diario personale, in quanto il piano privato e quello pubblico spesso si sovrappongono nel racconto.
Di questo libro si è parlato molto, forse qualcuno si aspettava contenesse qualche “rivelazione”, anche perché lo stesso Sen. Taviani aveva affermato che su alcune vicende, su taluni aspetti specifici, avrebbe lasciato solo una testimonianza postuma.
Al di là di questo aspetto, in relazione al quale si è consolidato un forte partito di delusi, la lettura di questo libro è soprattutto importante per la memoria delle nuove generazioni, per i giovani a cui idealmente in qualche modo sembra essere dedicato.



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